Lunedì, 9 Aprile, 2018

Riforma del credito cooperativo, la posizione AGCI

«PROPONIAMO UNA MORATORIA DI DUE ANNI PER LE BCC, PER SALVAGUARDARE LA BIODIVERSITÀ BANCARIA E PER NON “SOFFOCARE” REALTÀ FORTEMENTE RADICATE SUL TERRITORIO E FONDAMENTALI PER IL BENESSERE DELLE COMUNITÀ LOCALI»

"Una fase di ulteriore e necessaria riflessione sull’impostazione della riforma del credito cooperativo, tesa a considerare con attenzione e a valorizzare adeguatamente l’importanza del contributo che le BCC hanno assicurato, nella loro storia ultracentenaria, alla crescita delle economie locali e, nell’insieme, dell’economia italiana, supportando cittadini e famiglie ai fini del soddisfacimento dei rispettivi bisogni, spesso primari, ovvero nei loro percorsi lavorativi/imprenditoriali e sostenendo lo sviluppo di un numero assolutamente significativo di aziende e realtà produttive". È questo lo spirito che anima la proposta di moratoria della durata di due anni della Riforma del Credito Cooperativo, avanzata dall’Associazione Generale Cooperative Italiane (AGCI), nelle parole del suo Presidente Brenno Begani.

L’assorbimento totale di tutte le BCC italiane in grandi poli bancari, con spazi limitati di autonomia rispetto alla Capogruppo, reca in sé il tangibile pericolo di declino dell’identità cooperativa e dei principi mutualistici nel settore del credito. La previsione di far confluire il patrimonio libero di ciascuna BCC in un unico contenitore, inoltre, rischia di non incentivare lo sviluppo socio-economico a livello locale e, più in generale, di non rendere onore al principio di meritocrazia, che imporrebbe di premiare e non di mortificare i più virtuosi, poiché proprio i soggetti sani hanno maggiore patrimonio libero e minori rischi in portafoglio, come è del tutto evidente, ad esempio, nel caso delle banche di credito cooperativo del Mezzogiorno, che hanno un basso rapporto tra impieghi e depositi.

L’iniziativa AGCI muove i suoi passi dalla constatazione che il legislatore sembra aver orientato la sua azione sulla base di una generalizzazione ed enfatizzazione delle possibili difficoltà delle piccole BCC senza tener conto nella giusta misura delle loro specificità e della loro rilevanza, in termini soprattutto di benessere della collettività e senza considerare che tutte le situazioni di crisi di questa tipologia di istituti sono state finora affrontate con le sole risorse interne al sistema. Le nuove disposizioni in materia di credito cooperativo penalizzano gli istituti piccoli, a misura d’uomo e di territorio, che secondo le classificazioni diffuse nel tempo da fonti autorevoli ed accreditate risultano essere quelli più dinamici e capaci di contribuire alla crescita della comunità di appartenenza pur sempre nel rispetto dei dettami in materia di requisiti per l’accesso ai finanziamenti, andando a favorire invece realtà spesso più grandi ma con profili di rischio maggiori ed aprendo le porte del nostro sistema creditizio agli interessi dei grandi gruppi bancari stranieri.

L’AGCI dunque – spiega il Presidente Begani – pur nella condivisione dell’intento di riorganizzazione del Credito Cooperativo italiano, che sta segnando un passaggio epocale per il settore, intende collocare la propria proposta in una posizione di ricerca di equilibrio fra la necessaria tutela dei valori fondanti della Cooperazione e l’esigenza di assicurare efficienza, competitività e innovazione, con l’obiettivo di continuare a promuovere e garantire la crescita e lo sviluppo dei territori”.