Giovedì, 29 Febbraio, 2024

Social Innovation Campus 2024: sviluppare le competenze e valorizzare i talenti per l’economia sociale

Dal palco dell’Innovation Campus di “Fondazione Triulza” a Milano, il primo campus sull’innovazione sociale lanciato nel 2019, sostenuto anche da General Fond, sono intervenuti professori, professionisti del settore, oltre che esponenti dell’associazionismo e della cooperazione tra cui il presidente di AGCI, Giovanni Schiavone, coinvolgendo giovani che lavorano nel mondo dell’imprenditoria innovativa, tecnologica e sostenibile i quali, dopo aver raccontato il proprio percorso, hanno posto delle domande a ciascun relatore.

Nello specifico, la dott.ssa Elisabetta Morelli, giovane donna calabrese che, dopo aver conseguito gli studi in comunicazione d’impresa a Roma, ha deciso di abbandonare la capitale per lavorare in Basilicata nel Team di un Consorzio sociale a Matera, quale esempio virtuoso di economia solidale e responsabile nel territorio lucano, ha posto la seguente domanda al presidente Schiavone “Come possono i modelli di impresa cooperativa contribuire allo sviluppo sostenibile delle aree rurali ed interne coinvolgendo le giovani generazioni?”

Il presidente Schiavone, nel complimentarsi con Elisabetta Morelli per il suo importante percorso di vita, ha voluto esplicitare i valori dell’impresa cooperativa che può essere un presidio di valori ambientali proprio per quelle aree definite “interne”, dichiarando più segnatamente:

 “Devo innanzitutto dire che il modello ideale di impresa in grado di contribuire allo sviluppo sostenibile delle aree interne o periferiche è proprio il modello di “impresa Cooperativa. Affermo questo perché il nostro modello di impresa differisce nella sostanza dagli altri modelli che tendono al lucro ed a volte anche piuttosto immediato.

Il nostro modello di impresa cooperativa, infatti, si impregna sulla persona, sui suoi valori e sul suo coinvolgimento nel conseguimento di obiettivi che riguardano lo sviluppo di un contesto di un territorio e della sua economia sostenibile.

E’ un modello di impresa dove tutti i soci ne sono protagonisti e dove nessuno di loro ne è il proprietario, cosa che avviene con altri modelli.

Le aree periferiche, così come quelle rurali e montane, sono parti del nostro Paese che hanno bisogno, per diverse ragioni, di sostegno, tutela e strategie di sviluppo perché altrimenti rischiano di rimanere indietro all’interno di un contesto generale che oggi è fortemente competitivo e sempre più selettivo.

Sono aree che non sempre sono distanti intesi in senso geografico rispetto ai grandi agglomerati urbani, quanto piuttosto sono ai margini dal punto di vista sociale, economico e di tenuta occupazionale: sono, per così dire, “periferiche rispetto allo sviluppo”.

Queste zone spesso sono definite “aree interne”, per indicare tutti quei territori in cui molte volte in realtà troviamo un ricco patrimonio culturale e ambientale, di tradizioni, di saperi, di esperienze. Vi troviamo tuttavia, nello stesso tempo, indubbie e pesanti criticità, legate in primo luogo alla difficile accessibilità, ma anche alla scarsità di reddito, ad un elevato tasso di disoccupazione, prive anche di energie giovani, con una progressiva riduzione dei servizi pubblici.

Proprio su queste potenzialità inespresse - in termini di risorse materiali ed immateriali, naturali, artistiche, umane, professionali, etc. – il Movimento cooperativo vuole scommettere per immaginare processi di sviluppo per queste aree, che non possono essere ridotte all’abbandono.

Del resto sappiamo che, storicamente, la Cooperazione si è fatta carico di alcune diffuse esigenze provenienti, per così dire, dal basso, dalle persone, dalle comunità: è stato, ad esempio, il caso delle cooperative sociali, un modello che è sorto proprio in questo modo, ovvero non dalla “penna” del legislatore, ma dall’iniziativa dei cittadini spinti da bisogni largamente avvertiti di assistenza ed inclusione, che via via si sono estesi ad altri ambiti come quella socio-sanitario o educativa, non più sufficientemente presidiati dal welfare pubblico.

Oggi stiamo assistendo alla nascita ed allo sviluppo delle cooperative di comunità, anzi come Movimento cooperativo ne siamo orgogliosi e promotori.

Siamo convinti che si tratti di imprese vincenti perché inseriti nel territorio, in grado di intercettare le esigenze delle comunità soprattutto laddove lo Stato si ritira - perché non è più capace di organizzare servizi adeguati e risposte efficaci alle richieste degli abitanti – ed i privati neppure si avvicinano.

Solo così sarà possibile far ripartire i servizi, far crescere i giovani sul posto fornendo loro una valida alternativa al trasferimento in altri contesti, valorizzare le risorse proprie, far emergere le eccellenze finora rimaste sottotraccia, rendere le zone periurbane e tutte le aree interne così come i piccoli borghi più attrattivi: in ultima analisi, si potrà attuare una inversione di tendenza in queste aree che potrà concorrere a qualificare e a rilanciare il nostro Paese.

Spetta proprio al Movimento Cooperativo svolgere questo ruolo come riconosciuto all’Art. 45 della Costituzione italiana “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”.

Non oso infatti immaginare che interesse avrebbe un modello di impresa diverso dal nostro nell’investire in attività e servizi in quelle aree".

"Sul piano prettamente pratico - ha concluso il presidente Schiavone - abbiamo varato come Fondo Mutualistico di AGCI un Disciplinare per il sostegno finanziario di imprese cooperative volte ad investimenti sulla transizione ecologica e sull’innovazione tecnologica, di imprese cooperative di comunità, CER e Start-Up con particolare attenzione agli under 40 destinatari anche di un contributo a fondo perduto di € 5.000 per la costituzione della cooperativa e di un finanziamento smart di € 25.000 di facile accesso a sostegno di programmi specifici di investimento”.